Diodoro Siculo nella Biblioteca storica:

Gli schiavi di Corsica per dono singolare di natura sembrano preferibili nelle cose della vita agli altri servi. Quest’isola, per ogni parte assai ampia, è quasi dappertutto montuosa, coperta di fitti boschi e irrigata da fiumi piccoli. I suoi abitanti si cibano di latte, di miele e di carni, tutte queste cose somministrando a ogni passo il paese. E vivono tra loro con giustizia e umanità più di quello che facciano altri barbari: perché il miele, che si trova nelle cavità degli alberi della montagna, è senza alcuna controversia di chi lo ha trovato; e le pecore marcate con certi segni, ancorché nessuno le custodisca, restano salve ai loro padroni. In tutte poi le altre cose della vita questi isolani meravigliosamente osservano, ciascuno per sua parte, e alla opportunità, le regole dell’operare giusto.

Strabone nella Geografia:

Cirno è quella che dai romani è chiamata Corsica, nella quale malamente si abita, perché è aspra e nel più delle parti non si può andare in nessun modo. Cosicché coloro che stanno nei monti e vivono di ruberie sono più selvaggi delle fiere selvagge.

Jean-Jacques Rousseau nel Contrat social:

C’è ancora in Europa un paese capace di legislazione: è l’isola di Corsica. Il valore e la costanza con cui questo bravo popolo ha saputo riacquistare e difendere la sua libertà meriterebbero bene che qualche uomo saggio gli insegnasse a conservarla. Ho qualche presentimento che un giorno questa piccola isola stupirà l’Europa.

James Boswell in An Account of Corsica:

Durante quella oppressione non c’era cosa più comune che vedere condannata alle galere un’infinità di gente per colpe irrilevanti, e questo al solo scopo di ricavarne un considerevole riscatto: ed è impossibile immaginare una crudeltà più grande di quella che subirono questi isolani.

I genovesi avevano in Corsica un Commissario generale, ossia un Governatore di tutta l’isola, il cui incarico durava due anni. Per lo più era un nobile con pochi beni di fortuna, che con vergognose estorsioni se ne ritornava ricco a casa sua: e per la parte che aveva nel Senato poteva prevenire qualsiasi ricerca che si volesse fare sulla sua condotta. Perché, per quanto i poveri Corsi portassero doglianze alla Repubblica, quelle erano immediatamente rigettate. Li si faceva passare per ribelli e sediziosi.

Voltaire in Précis du siècle de Louis XV:

Spettava piuttosto ai Corsi di conquistare Pisa e Genova, che a Genova e Pisa di soggiogare i Corsi, perché questi isolani erano più robusti e valorosi dei loro dominatori; non avevano niente da perdere; una repubblica di guerrieri poveri e feroci doveva vincere agevolmente dei mercanti di Liguria, per la stessa ragione che gli Unni, i Goti, gli Eruli, i Vandali, che non avevano che ferro, avevano soggiogato le nazioni che possedevano l’oro. Ma i Corsi essendo sempre stati disuniti e senza disciplina, divisi in fazioni mortalmente nemiche, furono sempre soggiogati per propria colpa.

Carlo Denina in Istoria della Italia occidentale:

Il senato di Genova persuaso dall’esperienza, che né le forze proprie, né quelle che scarsamente ed a gran costo impetrate avea dalla Francia, non valevano a sommettere una nazione naturalmente feroce ed animata da un vivo entusiasmo di libertà, prese per miglior partito di trarsi d’impegno senza darla vinta agli odiati isolani, cedendo quel conteso reame al re di Francia, che sicuramente dovea usar mezzi più efficaci per conservarlo come suo proprio, che per ridonarlo agli antichi padroni.

Carlo Botta in Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789:

Esuli arrivarono in Livorno, ma gloriosa fama gli accompagnava, e la pietà, e l’ammirazione degli uomini. La loro rifuggita in Toscana era stimata cosa degna d’onore e di venerazione. I popoli correvano in folla per vedere quegli uomini pietosissimi inverso la patria, né mai maggiore concorso fu fatto intorno a sovrano qualunque, quanto si faceva intorno a questi Corsi, ai quali altro non restava che un chiaro nome, ed un’avversa fortuna. Guardavano principalmente Paoli, e vedutolo e trattatolo così cortese e benigno, si maravigliavano come così prode guerriero e così valente contrastatore dei fati di Genova e di Francia in lui s’annidasse. Bene ora comprendevano, come egli avesse voluto e quasi potuto dirozzare una nazione ancora rozza, addottrinarla ignara, liberarla serva.

Alexandre Dumas in Les frères corses:

Di tanto in tanto, quando ci si ferma per visitare un vecchio castello costruito da qualche signore, eroe e capo d’una tradizione feudale, per disegnare una vecchia torre elevata dai genovesi, il cavallo tosa un ciuffo d’erba, scorteccia un albero o lecca una roccia coperta di muschio, e questo è tutto.

Quanto all’alloggio di ogni notte, è più semplice ancora: il viaggiatore arriva in un villaggio, percorre la via principale in tutta la sua lunghezza, sceglie la casa che gli garba e bussa alla porta. Un istante dopo, il padrone o la padrona appare sulla soglia, invita il viaggiatore a scendere, gli offre la metà della sua cena, il suo letto tutto intero se non ne ha che uno, e, l’indomani, riaccompagnandolo fino alla porta, lo ringrazia della preferenza che gli ha accordato.

Francesco Domenico Guerrazzi in Pasquale Paoli ossia la rotta di Pontenuovo:

Qui vissero forti, che amarono quanto si deve amare, e odiarono quanto si deve odiare, fino dove possono estenersi le facoltà dello amore e dell’odio; qui combatterono, qui giacquero e qui risorsero; conobbero i tripudi del trionfo e i passi amari dello esilio; di esultanza essi piansero, e più sovente di dolore e di rabbia: finalmente disparvero, così stringendo nelle mani la spada con tanta minaccia sopra la fronte, che il sospetto dagli occhi senza palpebre vigila sopra gli opposti lidi, e il cuore gli si agghiaccia dalla paura che taluno di  loro non passi a piedi asciutti il mare.

Gustave Flaubert in Par les champs et par les grèves:

Non si devono giudicare gli usi della Corsica con le nostre piccole idee europee. Qui un bandito è ordinariamente il più onesto uomo del paese e incontra nella stima e nella simpatia del popolo tutto ciò che il suo esilio gli ha fatto lasciare di sicurezza sociale. Un uomo uccide il suo vicino in pieno giorno sulla pubblica piazza, si dà alla macchia e sparisce per sempre. All’infuori di un membro della sua famiglia, che è in corrispondenza con lui, nessuno sa più cosa sia di lui. Vivono così dieci anni, quindici anni, a volte vent’anni. Quando hanno finito la loro contumacia rientrano a casa come resuscitati, riprendono la vecchia maniera di vivere, senza che nulla di vergognoso sia associato al loro nome.